I Pescatori Di Balene by Emilio Salgari

I Pescatori Di Balene by Emilio Salgari

autore:Emilio Salgari [Salgari, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Classics, Juvenile Fiction, Action & Adventure
ISBN: 9788896289167
Google: BKB5pwAACAAJ
editore: Bel-Ami Edizioni
pubblicato: 1986-01-02T00:00:00+00:00


XVI

LA CAPANNA DI GHIACCIO

La terribile convulsione dei ghiacci, che ha sfondato i fianchi della valorosa nave baleniera, è cessata; una calma assoluta regna su quella regione perduta al di là del circolo polare, dove ha trovato la morte il disgraziato equipaggio danese.

Un silenzio profondo, triste, che impressiona per la sua grandiosità, impera sull'immenso campo di ghiaccio; non una voce umana attraversa gli strati gelidi dell'aria, non un grido d'uccello echeggia, non un mormorio di ruscello, non un frangersi d'onda, non uno scricchiolìo, non un gemito. È un silenzio d'orrore; il silenzio della regione disabitata e inabitabile.

Il cielo nondimeno è sgombro da quei fitti nebbioni che formano il terrore degli audaci naviganti che sfidano quelle regioni maledette. Una splendida luna, contornata da miriadi di scintillanti stelle, versa sul grande campo una luce azzurrina, illuminandolo come in pieno giorno. Gli «icebergs», gli «hummocks», le cupole, le piramidi, i picchi aguzzi, le colonne, tramandano per ogni dove mille sprazzi di luce come se una generosa fata avesse sparso su di loro diamanti a piene mani, d'una enorme grossezza.

Ad oriente una pallida luce si stende, indicando il luogo ove è scomparso il sole; luce che le lontane montagne di ghiaccio raccolgono e che tramandano in cielo formando un «ice-blink» così limpido da gareggiare con lo splendore dell'astro notturno.

Due uomini si trovavano sul gran campo, seduti su in un piccolo «hummock». L'uno ha la testa fra le mani e pare che mediti; l'altro guarda mestamente i ghiacci che gli si stendono dinanzi. Sono il tenente Hostrup e il fiociniere Koninson, i due superstiti del naufragio della nave baleniera.

Per due interi giorni, pazzi di dolore per quell'inaspettata catastrofe che li aveva privati d'un sol colpo della nave e dei loro compagni avevano percorso in tutti i sensi il banco sfidando ogni specie di pericoli, rovistando le nevi, spaccando ghiacci quando udivano un rumore insolito e scendendo nei crepacci nella speranza di ritrovare qualche loro camerata vivo o morto, ma tutto era stato vano.

Il mare non aveva più restituito la preda. Nave ed equipaggio erano scomparsi sotto quel gelido lenzuolo, scendendo negli inesplorati abissi dell'oceano polare.

Sfiniti, semigelati, abbattuti, si erano fermati ai piedi dell'«hummock». Ormai avevano perduta ogni speranza.

- Orsù, tutto è finito! – esclamò il tenente, lasciandosi cadere sul ghiaccio – I miseri sono tutti periti, tutti, tutti! Povero capitano, Poveri compagni che non rivedrete mai più le sponde della patria vostra!

Un rauco suono che sembrava un singhiozzo soffocato si spense in fondo alla gola di quell'uomo che forse non aveva mai pianto, mentre due grosse lacrime gli si gelavano sulle brune gote.

- Soli, soli in quest'immenso deserto di ghiaccio! – riprese egli dopo qualche istante, come se parlasse a sè stesso. – Chissà se anche noi torneremo a rivedere la nostra Danimarca!

- Signor Hostrup! – disse il fiociniere con voce commossa.

- Ti comprendo, Koninson! – rispose il tenente alzandosi – Non bisogna scoraggiarsi, hai ragione, amico mio.

- Siamo in due, signor tenente, e, ringraziando Iddio, siamo e tutti e due solidi.

- È vero, Koninson.

- Contate di rimanere ancora su questo dannato banco?

- È necessario.



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